Casa Mainella sul Canal Grande a Venezia

La facciata di Casa Mainella sul Canal Grande a Venezia dopo il recente estauro

Casa Mainella, nota anche con il nome di Palazzina Marioni, – scrive Marcello Brusegan nel libro “I palazzi di Venezia”(1) – è un edificio veneziano affacciato sul Canal Grande tra Palazzo Loredan dell’Ambasciatore e Palazzo Contarini Corfù sul Rio di San Trovaso.
Fu edificato nel 1858 sul luogo dove un tempo era collocato un giardino di pertinenza dell’attiguo Palazzo Loredan dell’Ambasciatore.
È un edificio basso, leggermente rientrato, contraddistinto da un’architettura atipica per la sua recente edificazione: risale al 1858. Fu progettato dall’architetto Ludovico Cadorin, che si ispirò a uno stile eclettico rivisitato seguendo gli stilemi della tradizione lombardesca e codussiana, in voga a Venezia durante il periodo di transizione tra arte gotica e arte rinascimentale.
La facciata presenta un gran numero di elementi decorativi in cotto e pietra bianca ma contemporaneamente la sua forometria appare limitata: i piani nobili sono ciascuno caratterizzato da una trifora e da sei monofore, ma nessun elemento appare come di grande pregio architettonico.

La facciata di Casa Mainella sul Canal Grande a Venezia prima del recente restauro


La facciata posteriore, priva di interesse architettonico, si apre su un romantico giardino un tempo facente parte dell’ampio parco pertinente al vicino Palazzo Loredan dell’Ambasciatore
”.
Anche Guido Zucconi(2) nomina la palazzina come ‘casa Marioni’ situata a Dorsoduro 1259 – Ramo dell’Ambasciatore.
Così la descrive: “Si affaccia sul Canal Grande proprio dove vi confluisce il rio di San Trovano, quel basso edificio, leggermente rientrato, visibile tra Palazzo Loredan l’Ambasciatore e Palazzo Contarmi degli Scrigni che mostra nella sua atipicità architettonica la sua recente edificazione. Risale infatti al 1858, nell’area di un sito che era l’antico giardino di pertinenza di Palazzo Loredan, ad opera dell’ architetto e artista Lodovico Cadorin, la posa della prima pietra, che portò, su di uno schema che si potrebbe definire come un eclettismo rivisto secondo la tradizione lombardesca e codussiana veneziana. Nella sua facciata si nota la grande abbondanza della decorazione in cotto, che evidenzia ancor di più le molte opere in pietra bianca (centine, ghiere e portali): il tutto mette in evidenza la grande capacità compositiva e decorativa del progettista. …La palazzina sul retro presenta un vasto, romantico giardino, è anche conosciuta come casa Mainella.

Giardino di Casa Mainella nei primi del Novecento (Foto Fondo Mainella de Perini)
Cesare Mainella, Casa Mainella, 1910, olio su tela (Fondo Giorgio Mainella)

Il motivo per cui fu conosciuta, visitata, citata e ricordata come Casa Mainella è dovuto al fatto che la famiglia di Raffaele Mainella vi si trasferì nel 1890 e vi soggiornò per più di quarant’anni, fino agli inizi degli anni ’30 per trasferirsi, poi, al Lido nella villa “O sole mio” posta sulla Laguna.
Nora Mainella, una delle figlie di Raffaele, nell’opuscolo “Il pittore Raffaele Mainella nei ricordi della figlia Nora” descrive così la casa di San Trovaso:

”…una deliziosa casa nel tipico quartiere degli artisti, una casa tutti rampicanti, fiori pergolati, terrazze sull’acqua”. Prosegue: “Ebbero una nidiata di figli che come allegri passerotti riempivano la bella casa di canora allegria unitamente a un piccolo serraglio: a pappagalli loquaci, la scimmietta acrobata e dispettosa, il pavone maestoso e superbo, a cani, gatti, colombe e fagiani e anitre che in quell’epoca si tuffavano nel tranquillo Canal Grande e facevano ridere tutti i veneziani”.
E ancora scrive: “Nello studio del Mainella, in due sale luminose, si aveva l’impressione di trovarsi in una galleria di un grande collezionista, tanti erano gli oggetti d’arte. Egli raccolse nei suoi viaggi in Oriente e nelle sue peregrinazioni nel mondo, disposti con estremo buon gusto ed armonia. Fra i quadri antichi d’autore colpiva un grande frammento dell'” Assunta „ del Tiziano, riprodotta dal Carlini da emulare l’autore. Arazzi, statue, stoffe, idoli dorati d’ oriente, lampade, porcellane, trasparenze di cristalli incisi, collezioni di medaglie del rinascimento, armi, pietre dure incise e cammei e migliaia di ninnoli preziosi o rari di scavo, ed in una urna di vetro a reliquario le mani di mummia d’una principessa egiziana, da lui raccolte negli scavi eseguiti in un suo viaggio in Egitto, e molti frammenti pregevoli greci e romani. Sembrava una reggia d’un minuscolo e capriccioso monarca, adoratore di preziosità, di penombre e di misteri. E sempre l’Oriente che viveva e palpitava in questa atmosfera. Ogni oggetto era un ricordo, passione di raccoglitore che l’artista ebbe sino da giovanetto studente all’ Accademia. Egli raccontava che spesso si privava del necessario per acquistare l’oggetto bramato per adornare la sua allora modesta cameretta di studente, e attorno a quell’ oggetto creava il sogno che lo faceva vivere in un mondo superiore.
In questo studio, particolarità che impressionava, non si vedeva neppure il più piccolo acquerello del Mainella. Questo ingegno fervido e fecondo si comportava come se volesse nascondere allo spirito del visitatore, il quale lì per lì s’immaginava di trovarsi nella galleria di un collezionista. Ma se domandavate di esaminare le delicate rare fantasie del pittore, allora si rivelava l’illustratore più delicato delle bellezze della laguna, e passando da una in altra sorpresa vi meravigliavate altamente della maestria tecnica spiegata dal suo autore.”

La prima sala dello studio di Raffaele Mainella nei primi del Novecento (Foto Fondo Mainella de Perini)
La seconda sala dello studio di Raffaele Mainella nei primi del Novecento (Foto Fondo Mainella de Perini)


[1] M. Brusegan, I Palazzi di Venezia, Roma, Newton Compton editori, marzo 200,  p. 2

[2] G. Zucconi, Venezia. Guida all’architettura, Arsenale Editrice, 1993, p. 117

[3] N. Mainella, Il pittore Raffaele Mainella nei ricordi della figlia Nora, p.19

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